NE’ LA POLIZIA, NE’ I TRIBUNALI, NE’ GLI UOMINI FERMERANNO LA VIOLENZA SULLE DONNE: SARANNO LE DONNE A FARLO.

Milano 13 febbraio 2012 -….l'uomo con la pistola si chiama Alessandro Amigoni, 36 anni, Polizia Locale, in forza al nucleo che dà la caccia agli ambulanti abusivi, aria da uomo forte dalle foto pubblicate sui social network. Un solo colpo della sua Beretta 92 trafigge Marcelo Valentino Gomez Cortes, cileno, 28 anni, irregolare e con qualche precedente per furto. Scappava su una Seat Cordoba blu con targa spagnola, era disarmato...

Napoli, 3 marzo 2012 - Un vigile urbano uccide la moglie con un colpo di pistola e, poi, si spara 

Qualche giorno fa Anita Sonego (Capogruppo Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra,Presidente Commissione Pari Opportunità, Vice Presidente Commissione Cultura), scriveva una lettera alle donne....
Carissime,forse a qualcuna interessa questa iniziativa organizzata dal comune!
Un saluto. Anita

 "SICUREZZA IN ROSA". CORSO GRATUITO DI AUTODIFESA PER LE DONNE
In collaborazione con la Polizia Locale.
 Nella quale si legge: “...grazie all'esperienza che i Vigili hanno acquisito nei problemi di sicurezza urbana...”

 E noi dovremmo demandare la nostra sicurezza a costoro?!!
anzi ora gli chiediamo pure di insegnare alle donne a difendersi?, ma da chi?

Agli stessi uomini da cui dobbiamo difenderci è quantomeno paradossale.

Noi tutte siamo accomunate dall’essere le vittime potenziali della violenza dei maschi.
E noi tutte proviamo paura: quella di uscire da sole di notte, di essere avvicinate da sconosciuti, ma anche paura di reagire, di esprimere rabbia, di restituire violenza a  violenza.
Noi crediamo all'autodifesa come tutela, non crediamo all’”aiuto delle istituzioni”.
L’intervento delle forze dell'Ordine non solo non impedisce la violenza fisica, ma anzi ci espone alla violenza psicologica (e spesso, troppo spesso all’umiliazione) di domande tendenziose, di una giustificazione richiesta a tutti i costi su come siamo vestite o perché siamo lì a quell’ora, di denunce, di procedure legali e ostili e insufficienti.

L'autodifesa è prima di tutto un atteggiamento mentale, un’attitudine, credere di essere deboli e vivere secondo questa convinzione rende oggettivamente deboli.

Lungi dall'essere solo un elenco di mosse e tecniche di combattimento, l'autodifesa femminile è parte integrante di un più complessivo percorso di lotta che parte dalla lucida e spietata analisi femminista della violenza di genere come ancorata (e nello stesso tempo generata) da uno specifico rapporto di potere: quello che intercorre tra chi questo potere lo detiene (gli "uomini") e chi lo subisce (le "donne")
In questi anni assistiamo al proliferare di corsi di difesa personale per donne, organizzati da palestre, comuni, associazioni, poliziotti in pensione, vigili urbani, ex-bodyguard e palestrati precari nonchè da qualche immancabile wonderwoman
Tutto questo ci allarma ed irrita.
Per cominciare siamo ridotte nuovamente a vittime. In secondo luogo il complesso rapporto di potere che è alla base delle violenza esercitata dal gruppo dominante sui soggetti "dominati" viene ridotta ad una questione di "incapacità" fisica e/o psicologica. Siamo "noi" (donne, lesbiche, trans ...) in quanto potenziali vittime a doverci sensibilizzare al problema: lo stupro è un problema delle "donne", anzi esiste un "problema donne" tout court.

Ma niente paura care signore! ... sono in arrivo torme di prodi cavalieri senza macchia pronti ad insegnarcelo, a istruirci, a sensibilizzarci ...

Non vogliamo con questo sottovalutare l'importanza di corsi di autodifesa, ma sottolineare che hanno efficacia solo e quando vengono fatti in uno specifico contesto e percorso (che è quello femminista).
Ci sembra importante denunciare questo tentativo più o meno subdolo di "sfruttare" la violenza sulle donne, non solo ai fini del business ma anche per veicolare messaggi di tipo sessista.
Abbiamo dimostrato di saperci difendere (all'occorrenza) con ogni mezzo necessario compresi morsi e "armi improprie" , come unghie e in alcuni casi forbici .
Siamo state capaci di autorganizzarci. Ci siamo date forza e sostegno reciproco.
Ci resta molto ancora da fare ovviamente, tanto per cominciare tentare di non farci strumentalizzare dalle istituzioni.

LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE NON SI PUO’ RIDURRE A UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO.
E’ UNA QUESTIONE CULTURALE, UNA MENTALITA’ DA ESTIRPARE.

NE’ LA POLIZIA, NE’ I TRIBUNALI, NE’ GLI UOMINI FERMERANNO LA VIOLENZA SULLE DONNE: SARANNO LE DONNE A FARLO.