LA PAURA E’ LA MADRE DELL’OBBEDIENZA


Noi tutte siamo accomunate dall’essere le vittime potenziali della violenza dei maschi. E noi tutte proviamo paura: quella di uscire da sole di notte, di essere avvicinate da sconosciuti, ma anche paura di reagire, di esprimere rabbia, di restituire violenza a  violenza.
La reazione a questa paura è diversa in ciascuna di noi: alcune non escono, a meno di non essere accompagnate da un uomo (marito, padre, fratello, fidanzato, amico..) altre escono in gruppo, altre si pagano il taxi, altre ancora rinunciano, preferendo la serata in casa.
Quelle costrette a uscire, insieme a quante lo decidono liberamente, sanno comunque di correre un rischio. Tutte, nessuna esclusa, tendono a modificare il proprio comportamento, a essere istintivamente più prudenti, a rinunciare a qualcosa.
Dobbiamo rompere l’isolamento e lottare contro la paura: noi crediamo alla difesa come tutela, non crediamo all’”aiuto delle istituzioni”. L’arrivo del poliziotto non solo non impedisce la violenza fisica, ma anzi ci espone alla violenza psicologica (e spesso, troppo spesso all’umiliazione) di domande tendenziose, di una giustificazione richiesta a tutti i costi su come siamo vestite o perché siamo lì a quell’ora, di denunce, di procedure legali e ostili e insufficienti. Gli strumenti repressivi da una parte aumentano l’isolamento, relegano la donna status di “soggetto debole” da tutelare, dall’altra colpevolizzano, negandole individualità e diritti. In una società che colpisce la “debolezza”, l’emarginazione, come reato, non c’è un’altra strada che
l’autorganizzazione.


LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE NON SI PUO’ RIDURRE A UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO.
E’ UNA QUESTIONE CULTURALE, UNA MENTALITA’ DA
ESTIRPARE.
NON DOBBIAMO AVERE PAURA DI FARE DEL MALE A QUALCUNO CHE CI VUOLE FARE DEL MALE.
NE’ LA POLIZIA, NE’ I TRIBUNALI, NE’ GLI UOMINI FERMERANNO LA VIOLENZA SULLE DONNE: SARANNO LE DONNE A FARLO.


Perché un corso di autodifesa?
L’autostima è alla base dell’equilibrio psicologico dell’essere umano, e incide sui rapporti a livello sociale e individuale. Il patriarcato ha represso e usato questo elemento per spogliare la donna di tutte le sue potenzialità, attraverso i secoli.
L’aggressione fisica è da sempre un metodo di controllo e sottomissione in tutte le società patriarcali: infatti la donna ha interiorizzato la teoria della propria debolezza, dipendenza e sacrificio personale. Oggi, mentre crediamo di esserci liberato da questi meccanismi di oppressione, nella pratica abbiamo ancora paura.
Questo esercizio della violenza culturalmente istituzionalizzato e socialmente acquisito, è stato trasmesso dai ruoli e dai modelli imposti dalla famiglia, dalla scuola, dalle religioni.
I comportamenti sociali tendono a sradicare nella donna il comportamento aggressivo, con tutto quello che ciò implica.
Il patriarcato tende a confondere in noi l’aggressività con la violenza: è naturale che se la rabbia è stata repressa durante tutta la vita, non sorgerà,, neanche quando ne avremo bisogno per sopravvivere. La rabbia bloccata uscirà nel momento meno opportuno.
E’ invece importante che le donne la utilizzino come base di reazione, per opporsi e rovesciare il modello imperante e proteggersi dal pericolo reale dello stupro. Quando ci adattiamo psicologicamente al ruolo della vittima, sviluppiamo un meccanismo di repressione interno che è rivolto contro noi stesse.
È fondamentale esprimere rabbia e aggressività, poiché altrimenti le utilizzeremo contro di noi in maniera autodistruttiva.
Siamo pronte a difendere con tutte le nostre forze tutto quello che valorizziamo, tutto quello in cui mettiamo il nostro amore le nostre energie: idee, compagni o compagne di vita; invece quando si tratta dei nostri corpi siamo abituate a dissociarci da loro come qualcosa che non ci appartiene, che siamo abituate a svalutare.
Per questo, il nostro corpo è il primo passo da iniziare per il recupero dell’autostima.
L’autostima è il riconoscimento dei nostri diritti di persone libere e autodeterminate: uno di questi diritti è quello di proteggere l’integrità fisica e psicologica della persona; in base a questo noi affermiamo l’inviolabilità del corpo femminile a ogni intervento esterno che sia privo del nostro consenso. Tanto più forte è la nostra autostima tanto più difficile è rimanere imprigionate nel ruolo di vittime, che è il ruolo che da potere all’aggressore.
La autostima si riduce quando diciamo SI a qualcosa a cui vorremmo dire NO; dobbiamo prendere coscienza del nostro condizionamento, del fatto di essere state educate a dire SI, per compiacere e gratificare gli altri negando i nostri bisogni.
Autoaffermarsi vuol dire riconoscere e difendere i nostri diritti e usare la nostra autodeterminazione per uscire dal ruolo  di vittime in cui siamo state spinte. È dire NO all’umiliazione rifiutando l’idea dell’impotenza e usando la forma più adatta alla nostra difesa.
Prendere coscienza di se significa: sottrarsi al potere dell’altro e vincere la cultura in cui la donna è subordinata all’uomo.
La difesa personale è prima di tutto un atteggiamento mentale, un’attitudine, credere di essere deboli e vivere secondo questa convinzione rende oggettivamente deboli. Se viceversa la donna ricerca aree per sviluppare la sua potenzialità, le trova. Tanto  più consapevoli saremo della nostra forza, tanto più potremo abbattere gli ostacoli imposti dalla società.

SE QUALCUNO O QUALCOSA TI INFASTIDISCE,
NON  TACERE!!! REAGISCI
Non serve essere una maestra di arti marziali,
basta molto meno:
COLPISCI ALLE PALLE,
COLPISCI AGLI OCCHI,
COLPISCI ALLA CAROTIDE,
COLPISCI ALLE GINOCCHIA
E poi…
CORRI, CORRI, CORRI!!!


Qualche consiglio pratico

·        Diamo sempre ascolto al nostro fastidio. Se per strada, al lavoro, a scuola, a casa, sull’autobus, ovunque, ci sentiamo a disagio o offese, o sentiamo invaso il nostro spazio vitale, o altro ancora, reagiamo senza sentirci in colpa; ricordiamoci
·        Controlliamo il nostro panico. Il panico è provocato dall’adrenalina che entra in circolo nel nostro corpo quando avvertiamo una forte emozione; è importante sapere che la stessa adrenalina, se controllata, può darci una forza incredibile; quindi: niente panico, controlliamo il respiro, riflettiamo e… reagiamo valutando le nostre possibilità e la situazione.
·        Reagiamo. Qualsiasi reazione va bene e, se non cambierà chi ci infastidisce, almeno avremo vinto il senso di passività e impotenza. Inoltre è bene tenere sempre a mente che la nostra reazione da forza anche alle altre.
·        Oggetti di difesa. Quando si cammina per strada da sole la sera è sempre meglio portare con sé un oggetto di difesa che ci faccia sentire tranquille, è meglio scegliere qualcosa che possiamo maneggiare con scioltezza e familiarità; è sempre meglio evitare coltelli o simili (troppo pericolosi in caso ci disarmassero). L’oggetto scelto va portato ovviamente, a portata di mano. In mancanza d’altro è molto efficace il mazzo di chiavi che tutte noi abbiamo in tasca o in borsa: il mazzo va tenuto mano alternando un dito e una chiave, in modo tale che facendo il pugno escano le punte delle chiavi: questo renderà molto doloroso un cazzotto dato anche con poca forza. Comunque qualsiasi oggetto lanciato in faccia all’aggressore distoglierà la sua attenzione per quei pochi secondi che ci permetteranno di fuggire se ne abbiamo la possibilità o anche di reagire, quindi anche un pacchetto di fazzoletti può essere un’”arma”.
·        Le risposte efficaci. se ci si avvicina il “solito “ ad infastidirci con domande del tipo “sei sola?” “sai l’ora?” o apprezzamenti “che begli occhi” o altro… evitare sempre di rispondere con una domanda (“che vuoi”, “che cazzo guardi”…), perché lui in questo modo si sente autorizzato a rispondere e quindi a proseguire l’approccio. È preferibile piuttosto insulti, gesti o versi inaspettati (uno sputo, un urlo…), spesso più efficaci ci qualsiasi altra cosa, sfoderiamo la fantasia, ma ricordiamoci che se la derisione è la reazione che maggiormente può darci soddisfazione, essa può, però, essere pericolosa. Se urliamo è molto più utile un bel “al fuoco!” ripetutamente, che chiedere aiuto (si sa che le persone sono più propense a vedere cosa succede se pensano che stia andando a fuoco una casa piuttosto che avvertono un pericolo generico che non li riguarda da vicino)
·        Le altre donne. Se vedi una donna molestata verbalmente, fisicamente o in qualunque altro modo, intervieni subito in sua difesa, a patto che non sia evidente che sia in grado e voglia difendersi da sola.

Nessun commento:

Posta un commento