E’ la vittima #64
per il 2012. Incluse vittime collaterali, uomini e bambini. Vittima per
mano di un uomo che la riteneva di sua proprietà. Un marito/padrone,
come esistono i padri/padroni. Le vittime uccise da stranieri, fino ad
ora, sono pochissime. Ce ne sono state tante italiane uccise da
italiani. La deputata, ex ministra, Mara Carfagna però non perde
l’occasione, così come faceva ai tempi del suo incarico ministeriale,
per sollecitare un po’ di pregiudizio contro altre etnie e culture
colorando di maggiore mostruosità la faccenda perché la donna dicono
fosse incinta [Leggi la rassegna stampa].
Dopodiché c’è
da rilevare la comicità (nella tragedia) dei titoli, tutti uguali, e
tutti egualmente concordi nel concludere che la ragione della “gelosia”
fosse per gli abiti occidentali (che d’altronde rappresentano un modello
di civiltà senza eguali, no?).
Come dire per i
delitti commessi da italiani che vengono più comunemente definiti
“delitti passionali” che le motivazioni fossero da ricercare nel tacco
12 o nel trucco troppo acceso. Leggete degli altri delitti e proviamo insieme a codificare un quadro di balle da attribuire a motivazione di questo o quell’altro femminicidio.
Vi ricordate di Vanessa?
Scrissero che lui l’avesse uccisa perché lei aveva pronunciato il nome
dell’ex. E di qualcuna si diceva che fosse posseduta o che volesse
lasciarlo. In generale la cultura patriarcale, quella sostenuta dalle
ideologie delle varie mare-carfagne, offre una ampia gamma di balle a
giustificazione dei delitti.
A compiere questi delitti
sono uomini violenti sostenuti da una cultura pessima, legittimati da
una mentalità atroce che ancora oggi condiziona la vita di tutte le
donne del mondo. Non c’è altro da dire.
Il materiale che potete leggere e vedere:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/05/28/27esima-ora-e-violenza-sulle-donne-dellappropriarsi-e-del-normalizzare/
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/05/27/napoli-donne-e-media-report-e-materiali-condivisi/
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/05/25/sei-fragile-e-violento-io-non-voglio-prendermi-cura-di-te/
martedì 29 maggio 2012
giovedì 3 maggio 2012
PERCHE' SI CHIAMA FEMMNICIDIO
.... Oggi
sembra quasi una banalità ripetere i dati dell’OMS: la prima causa
di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio
(da parte di persone conosciute).
Negli
anni Novanta il dato non era noto, e quando alcune criminologhe
femministe verificarono questa triste realtà, decisero di
“nominarla”. Fu
una scelta politica: la categoria criminologica del femmicidio
introduceva un’ottica di genere nello studio di crimini “neutri”
e consentiva di rendere visibile il fenomeno, spiegarlo, potenziare
l’efficacia delle risposte punitive.
Nacque
così il termine “femicide”
(in italiano “femmicidio” o “femicidio”) per indicare gli
omicidi della donna “in quanto donna”, ovvero gli omicidi basati
sul genere,
ovvero la maggior parte degli omicidi di donne e bambine. Non stiamo
parlando soltanto degli omicidi di donne commessi da parte di partner
o ex partner, stiamo parlando anche delle ragazze uccise dai padri
perché rifiutano il matrimonio che viene loro imposto o il controllo
ossessivo sulle loro vite, sulle loro scelte sessuali, e stiamo
parlando pure delle donne uccise dall’AIDS, contratto dai partner
sieropositivi che per anni hanno intrattenuto con loro rapporti non
protetti tacendo la propria sieropositività, delle prostitute
contagiate di AIDS o ammazzate dai clienti, delle giovani uccise
perché lesbiche…Se vogliamo tornare indietro nel tempo, stiamo
parlando anche di tutte le donne accusate di stregoneria e bruciate
sul rogo.
Che
cosa accomuna tutte queste donne? Secondo la criminologa statunitense
Diana
Russell
, il fatto di essere state uccise “in quanto donne”. La
loro colpa è stata quella di aver trasgredito al ruolo ideale di
donna imposto dalla tradizione
(la donna obbediente, brava madre e moglie, la “Madonna”, o la
donna sessualmente disponibile, “Eva” la tentatrice), di
essersi prese la libertà di decidere cosa fare delle proprie vite,
di essersi sottratte al potere e al controllo del proprio padre,
partner, compagno, amante ….Per la loro autodeterminazione, sono
state punite con la morte.
Chi
ha deciso la loro condanna a morte?
Certo
il singolo uomo che si è incaricato di punirle o controllarle e
possederle nel solo modo che gli era possibile, uccidendole, ma anche
la società non è esente da colpe. Diana Russell sostiene che “tutte
le società patriarcali hanno usato –e continuano a usare- il
femminicidio come forma di punizione e controllo sociale sulle
donne”.
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